Quello Moda-Cinema è uno tra i sodalizi più significativi che abbraccia lo scorso secolo congiungendolo al presente sotto forme in perpetuo mutamento.
In tal modo nel campo dell’alta moda col passare del tempo si sono registrate importanti creazioni derivanti proprio dal mondo cinematografico e che ad esso hanno apportato un notevole contributo.
Tra gli anni ’40 e i ’50 la moda italiana si rese celebre nel mondo grazie soprattutto all’estro creativo e all’eleganza di tre artiste e sarte: Le sorelle Fontana.
Trasferitesi a Roma da un paese in provincia di Parma, iniziarono da giovanissime la scalata al successo e in breve seppero conquistare la fiducia di star hollywoodiane come Ava Gardner ed Elizabeth Taylor.
In tal modo sempre più registi, tra cui Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, si rivolsero alle tre sorelle per la realizzazione di abiti da indossare sul set dei propri film.
Il fascino irresistibile della nascente moda italiana e l’affermarsi della cinematografia nostrana segnarono indelebilmente tutti gli anni ’50, e Luciano Emmer dedicò proprio alle tre sorelle il film Le ragazze di Piazza di Spagna nel 1952.

Sorelle Fontana sketch: “Le Amiche” – Michelangelo Antonioni 1955

Sorelle Fontana per Anita Ekberg, “La Dolce Vita”, Federico Fellini 1960
Per Ursula Andress nel film di Elio Petri “La Decima Vittima”. Eclettiche seppero adattarsi allo stile futuristico del film, 1965:
Sorelle Fontana per Ursula Andress

Il celebre abito delle Sorelle Fontana detto “pretino”, Ava Gardner, 1955
Dalle Sorelle Fontana in poi numerosi altri stilisti, non solo italiani riuscirono a trovare la propria dimensione nel cinema: Luchino Visconti, regista nobile per discendenza e per caratteristiche personali, si affidò per i propri lavori alle mani del costumista Piero Tosi. L’artista, consapevole dell’eleganza e dell’attenzione ai particolari che Visconti metteva nei suoi personaggi, seppe dar vita e colore a importanti personaggi lavorando per numerose pellicole di successo internazionale, tra cui Bellissima, Il Gattopardo e Senso.

Anna Magnani in Bellissima. Luchino Visconti, 1952
Colpito dal lavoro di Tosi e dal suo realismo estetico, anche Pasolini chiese la sua
collaborazione per le riprese di Medea con Maria Callas. Il costumista riuscì ad adattarsi al “cinema sperimentale” pasoliniano tanto lontano da quello di Luchino, e creò abiti ricchi di opulenti dettagli etnici che rievocavano le civiltà antiche del Mediterraneo e del vicino Oriente.

Maria Callas, Medea. Piero Tosi per Pierpaolo Pasolini. 1969

Nina Ricci per Claudia Cardinale. “Il Magnifico Cornuto”. Antonio Pietrangeli, 1964.

Fausto Sarli per Lucia Bosé. Cronaca di Un Amore, Michelangelo Antonioni, 1950
Krizia per Mismy Farmer Il profumo della signora in nero, Francesco Barilli 1974:
Con tocco internazionale ma rimanendo nei film di culto, Karl Lagerfeld per Jesús Franco
Necronomicon 1968:
Le collaborazioni tra stilisti e registi cinematografici sono proseguite nel tempo e durante gli anni ’70 e ’80 si sono registrate innumerevoli testimonianze in tal senso, basti ricordare il sodalizio artistico e privato tra la bellissima attrice Catherine Deneuve e il geniale Yves Saint Laurent, ma anche esempi legati alla nostra realtà territoriale come il film di Carlo Vanzina, “Sotto il vestito niente”, 1985, in cui vegono sfoggiati straordinari e attualissimi abiti firmati Moschino, distanti anni luce dalle creazioni firmate per la casa di moda da Jeremy Scott. Più recentemente notevoli sono stati i costumi realizzati da Giorgio Armani per la pellicola “The Neon Demon”.

Moschino, “Sotto il Vestito Niente”, 1985

Giorgio Armani per “The Neon Demon”, Nicolas Winding Refn, 2016
Con un tocco di sana critica intrisa di nostalgia per un’epoca che purtroppo non ho vissuto, le mie preferenze vanno al cinema-moda a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Mia mamma mi parlava spesso degli abiti indossati da Lucia Bosè e del fascino nella voce rauca di Claudia Cardinale, caratteristiche che oggigiorno non è facile trovare in altre attrici. Le riviste che sfogliamo, i film che proiettano nelle sale cinematografiche, i cartelloni pubblicitari non rappresentano altro che l’eccesso e la volgarità proprie di quest’epoca mediocre segnata dal trionfo dei “cinepanettoni” realizzati a buon mercato.
I racconti di chi ha vissuto l’epoca della Dolce Vita narrano di com’era facile vedere passeggiare per via Condotti le attrici sopracitate. Irraggiungibili sì, ma dive dotate di classe e fascino quelle eleganti signore erano Attrici consapevoli del proprio ruolo e del proprio talento.

Claudia Cardinale nell’Atelier Sorelle Fonatana
La moda e il cinema sono due arti che devono rinnovarsi continuamente, non lo si può negare, ma a parer mio rimane impossibile sostituire attori, registi e stilisti di quell’epoca con altri di oggi, e questo è palesato dalla perenna contemporanea ricerca di spunti provenienti dal passato, che spesso si riducono a brutte copie prive di fascino. Perché siamo rapiti dai vecchi film? Perché tentiamo di rinnovare il nostro look prendendo come esempio le sfilate degli anni passati? La risposta è semplice, il presente è privo quasi del tutto di creatività e di raffinatezza, non è possibile tornare indietro nel tempo e probabilmente il mondo cinematografico attuale riflette con i suoi brutti costumi l’epoca in cui è immerso.
Francesca Paradiso
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